Ciao!
Benché non la legga nessunə, la web editon di (Quasi) è arrivata, in questo marzo doloroso, al suo settantatreesimo numero.
Ogni uscita della rivista si compone di articoli che vengono pubblicati, a cadenza più o meno quotidiana, nel corso dell’intero mese. Dedichiamo ogni mese a un tema diverso e cerchiamo di disegnare la mappa di alcuni dei territori entro cui i nostri immaginari si muovono.
A noi piace ridere, giocare, bere, mangiare, fare l’amore e guardare le storie (non necessariamente in quest’ordine) e siamo contenti quando troviamo un tema che ci permette di gioire e cazzeggiare. Questo mese, maledizione!, non è stato proprio possibile. Il bollettino che, ogni mattina, ci aggiorna sul numero di morti e sull’estensione della devastazione non ci lascia scampo.
Eravamo tentati di dedicare il numero ai “Predatori del mondo intero”, omaggiando Tacito, ma non è il momento per citazioni che permettano interpretazioni: vogliamo essere diretti e frontali; niente ambiguità. Non abbiamo mai nascosto le nostre idee, neanche quando parliamo di fumetti (e per noi sono una cosa importante). Il momento richiede assoluta chiarezza: il tema di marzo di (Quasi) è “Cessate il fuoco!”.
Tacito però merita rispetto. Prima di raccontarti cosa è successo nel corso della settimana appena conclusa, rileggiamo quel passo di Vita di Agricola che non ha mai smesso di metterci i brividi:
«Oltre questa terra non c'è più nessuna gente, niente se non flutti e scogli e, più ostili, i Romani, la cui arroganza invano cercheresti di evitare tramite l'ossequio e la moderazione. Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla loro sete di totale devastazione vanno a frugare anche il mare. Avidi se il nemico è ricco e arroganti se è povero. Gente che né l'oriente né l'occidente possono saziare. Solo loro bramano possedere con pari smania ricchezza e miseria. Rubano, massacrano, rapinano, e con falso nome lo chiamano impero. Laddove fanno il deserto, lo chiamano pace.»
Claudio Calia, editore di (Quasi) con l’associazione di promozione sociale Oblò, che ama declassare il proprio ruolo a quello di ragazzo che spedisce i pacchi, ha aperto il mese in cui gridiamo “Cessate il fuoco!” con l’editoriale. Qui lo puoi leggere per intero, ma te ne anticipiamo un frammento, per farti entrare in quell’atmosfera.
«Ci fermiamo prima, noi menti ingenue che ricorriamo ai fumetti, per interpretare il mondo in cui viviamo. Ci fermiamo a un minimo comune denominatore, una cosa che quando ero piccolo io era interpretata come un segno di maturità mentre oggi rischia di essere accostato alle rivendicazioni terroristiche. Ci limitiamo a dire: Cessate il fuoco!»
Francesca Ghermandi è, senza ombra di dubbio, una fumettista gigantesca. Disegnatrice straordinaria e narratrice che ci lascia sempre a bocca aperta. Alla fine dello scorso novembre ha affiancato a Handala, personaggio visto di spalle del disegnatore palestinese Naji al Ali, un suo personaggio e ha invitato amici e colleghi a fare altrettanto. Ne è nato il primo happening pacifista della storia del fumetto. E ancora non si è concluso. Ce lo ha raccontato qui.
Ginevra Gambi è la più giovane tra le persone che passeggiano per la redazione di (Quasi). Prodiga di consigli, suggerimenti e indicazioni – e sicuramente un po’ frustrata dalle risposte non sempre pertinenti provenienti da Boris e Paolo, ormai in odore di senescenza – firma articoli veramente di rado. Il tema di questo mese, però, è inevitabile. Ha deciso di regalarci un seme di memoria per combattere la distruzione sistematica del patrimonio culturale prodotta dalla guerra. Ci ha detto di alcunə scrittorə, poetə, pittorə che hanno raccontato lo splendore della loro terra e la violenza del colonialismo israeliano e che ora sono mortə.
Nel corso della settimana, su (Quasi) è uscito molto altro, ma ti lasciamo il gusto della scoperta, rovistando tra le pagine al solito posto.
(QuasiQuasi) è il nostro modo per tenere traccia delle cose che ci piacciono e ci interessano, anche quando succedono oltre le colonne d’Ercole del nostro sito.
Lo compreresti mai un “Tex” che costa trenta dollari? Non sgranare gli occhi in quel modo, che mi fai impressione. Non è poi una domanda così scema. Il Texone di Enrique Breccia (e Tito Faraci) è stato tradotto e pubblicato negli USA da Epicenter Comics. Tra divertenti spiegazioni di chi sia Tex, quanto strana sia questa mitografia tutta europea del western e quanto a lungo uno sceneggiatore possa tirare una scena d’azione in una gabbia così statica, ne viene fuori una recensione che non è una stroncatura. Soprattutto per Enrique Breccia, che non sarà bravo come il padre Alberto – ci tiene a sottolineare il recensore – ma sa fare fumetti.
Pochi giorni dopo, ecco anche la recensione di Milky Way di Miguel Vila, pubblicato proprio da Fantagraphics.
Se ci conosci da un po’, ormai lo sai: a noi di (Quasi) piacciono i #quasifumetti e i libri con i formati strani. Libri grandissimi, piccolissimi, tagliati strani, incollocabili, difficili da piazzare sulle mensole. Tra i formati che amiamo c’è il leporello. Hai presente? Una lunga striscia di carta ripiegata su se stessa a formare un librino sfogliabile, non legato. Lucia Lamacchia è un pezzo dell’anima di (Quasi). Ci ha regalato le strisce di “Brucio” e i meravigliosi disegni de “La grande abbuffata”, il feuilleton che realizzava con Ugo e Michel (e non è concluso, ci tiene a sottolineare). I casi della vita l’hanno momentaneamente allontanata da queste pagine, ma un pezzo d’anima resta anima anche quando non è fisicamente presente.
Ama disegnare corpi che cadono. Ha raccolto quei disegni in un progetto chiamato “Icaro”, al quale continua ad aggiungere tasselli. In occasione di una mostra durata troppo poco, ha realizzato un oggetto cartaceo non identificato. Dovresti procurartelo, proprio come abbiamo fatto noi: contatta Lucia e comprale il catalogo del progetto “Icaro”. Non te ne pentirai, è un leporello bellissimo.
Domenica scorsa, “La Lettura del Corriere della Sera” ha pubblicato un articolo su quattro libri di Maurice Sendak in uscita per Adelphi. Tra questi ci sono Nel mondo là fuori e Bombo-lardo. Due titoli che amiamo tantissimo di un autore che reputiamo tra i più grandi che le narrazioni che mescolano parole e immagini abbiano mai espresso. Ne parleremo estensivamente su (Quasi). Nell’attesa, guarda con avida curiosità gli scaffali sui quali i librai potrebbero nascondere quei gioielli.
Infine, non ci dimentichiamo i compleanni: 25 anni fa usciva il primo numero di “Planetary” di Warren Ellis e John Cassaday.
(Quasi) è una rivista di critica del fumetto ed è consapevole che, per esercitare questa funzione, l’unico approccio possibile è quello della militanza.
(Quasi) parla solo del bello, del buono e dell’utile.
(Quasi) non tributa al fumetto alcuna centralità nella vita e nel mondo. Lo considera un modo del racconto straordinario e straordinariamente vitale che non rappresenta in alcun modo la vita.
(Quasi) crede che il fumetto aiuti a vivere meglio.
(Quasi) è una rivista ed esige che tutti i suoi contenuti siano letti come se fossero tenuti insieme da un filo rosso visibilissimo. Il quadro d’insieme è dinamico, instabile, mosso e approssimativo.
Per questo motivo (Quasi) si chiama (Quasi).
(Quasi) è un progetto di Boris Battaglia e Paolo Interdonato.
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